Di Romanzini.
È stata una bella partita quella di ieri tra Taranto e Messina, due squadre che hanno provato a superarsi nonostante qualche lacuna evidente per entrambe. La differenza più rilevante tra il Taranto passato e recente è stata proprio questa: ieri il pubblico non si è annoiato, ma ha visto una gara in cui i ribaltamenti di fronte sono stati tanti. Il Taranto è una squadra in convalescenza, che sta imparando a giocare e soprattutto ad avere più idee nella metà campo avversaria. L’approccio alla gara è stato buono, con la squadra che ha iniziato a mostrarsi in campo come vuole il suo allenatore, più corta e più propensa a fare gioco, soprattutto con le verticalizzazioni improvvise.
Il gol del Messina, giunto a metà del primo tempo, ha ridestato antiche paure, anche per come è venuto, frutto di sfortuna e superficialità incredibili. Sul rinvio dell’estremo siciliano infatti il centravanti del Messina Pozzebon, in palese fuorigioco, è stato rimesso in gioco da un intervento maldestro di Pirrone a centrocampo, con la difesa tutta in uscita. Che l’attaccante peloritano fosse bravo lo sapevamo, e purtroppo lo ha dimostrato proprio in quella occasione, ottimo a resistere al ritorno di Altobello e fortunato a battere un Maurantonio uscito bene. A quel punto il 343 di Prosperi è andato in difficoltà, sia per lo scarso apporto del duo di centrocampo Pirrone-Sampietro, apparso troppo poco propositivo, sia per l’insufficiente apporto sugli esterni di De Giorgi e Garcia. Qualche lancio buono di Pirrone e qualche discesa di De Giorgi sulla fascia destra non sono stati sufficienti a rendere il Taranto più pericoloso. L’attacco inoltre è sembrato nella circostanza troppo Bollino-dipendente, con Viola fumoso e Magnaghi inesistente.
La svolta c’è stata nella ripresa. Coraggiosa e produttiva la mossa di mister Prosperi di rimodellare il Taranto negli schemi e negli uomini. La squadra è passata al 433, grazie agli innesti di Lo Sicco e Paolucci e allo spostamento di Nigro nel terzetto di centrocampo, ed è risultata molto più positiva rispetto al primo tempo. L’atteggiamento più aggressivo e la conquista di porzioni di campo più avanzate hanno prodotto il bel gol del pareggio di Nigro e tre occasioni limpide da rete non finalizzate per pochissimo.
L’impressione avuta allo stadio da molti è che il Taranto del secondo tempo sia risultato decisamente migliore, e che il 433 della ripresa possa essere uno schema maggiormente spendibile nell’immediato, sino al recupero di un elemento fondamentale in difesa come Stendardo. Il Nigro ammirato a centrocampo nella ripresa, riportato nel suo ruolo naturale, è un giocatore probabilmente unico con quelle caratteristiche per la mediana ionica, quel centrocampista di gamba necessario in un centrocampo composto da troppe menti pensanti. Anche la dinamicità e la freschezza del giovane Paolucci hanno piacevolmente sorpreso il pubblico. Il ragazzo sta pagando uno schema, il 343, in cui lui abituato a fare il terzo di centrocampo non riesce a trovare facilmente collocamento. Il 433 della ripresa invece ha dato la possibilità al ragazzo, e a Prosperi, di avere maggiori soluzioni per una mediana sempre troppo piatta e poco di spinta. Il centrocampo ideale del 343 inoltre pretende un ragionatore accompagnato da un centrocampista di gamba, questo è probabilmente il motivo per cui nelle ultime settimane in mediana hanno fallito i vari Bobb, Sampietro, Pirrone, Lo Sicco, tutti centrocampisti poco abituati ad attaccare gli spazi in fase d’attacco.
La prima linea infine merita un discorso a parte. Il 343 non è schema capace di mettere in evidenza le prime punte “di peso”, men che meno quando queste hanno limiti tecnici evidenti. Lo score e le prestazioni scadenti di Magnaghi sono figlie di un modulo poco propenso ad esaltarne le caratteristiche e anche di limiti tecnici e mentali di un ragazzo che è sembrato lontano dalla realtà che vive. Tutti ricordiamo il Taranto di Dionigi e le difficoltà che ha trovato in quella squadra un giocatore come Girardi qualche anno fa. Per Magnaghi il discorso è identico. Molto più produttivo sarebbe un attaccante prima punta più disposto a muoversi e capace comunque di saper segnare, il Guazzo di qualche anno fa che ad esempio si è fatto prediligere al compagno più di stazza. Non essendoci in rosa un giocatore con quelle caratteristiche, sarebbe certamente più produttivo un tridente d’attacco veloce e meno disposto a dare punti di riferimento alle difese avversarie.
Conclusioni. La prestazione del Taranto ieri è stata migliore rispetto alle precedenti, e il lavoro di Prosperi si inizia a vedere, anche se tre settimane sono davvero poche per poterne giudicare la positività. Al Taranto attuale servirebbe come il pane una vittoria, anche ottenuta a fortuna, in qualsiasi maniera, per poter far svoltare la stagione. I tre punti restituirebbero serenità al gruppo, alla classifica e a tutto l’ambiente, e ci riconsegnerebbero una squadra più rinfrancata, in grado di raggiungere dicembre con un bottino di punti più che sufficiente e con un morale più alto. Il mercato invernale e la lunga sosta di gennaio ci dovrebbero restituire poi un Taranto differente, più forte e maggiormente capace di raggiungere il traguardo stagionale della salvezza in netto anticipo.
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