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Extra Time Rossoblù | Il braccino del tennista

di Fabio Guarini

I minuti di recupero, in Inghilterra, sono definiti garbage time, letteralmente “tempo spazzatura”. Scarti di match che sono costati caro ai rossoblù, raggiunti, sia nella prima che nella seconda frazione, ben oltre il 45esimo da una Reggina sempre viva. Se i calabresi avessero avuto solo la metà della paura degli ionici avrebbero perso, forse subendo un altro gol. Ed invece quella amaranto è stata lucida disperazione: arrivare al pari, dopo quattro sconfitte dolorosissime, all’ultimo respiro  e con un’azione manovrata, non è proprio da tutti.

GLI UNDICI

Zeman deve rinunciare a De Bode: Gianola-Kosnic è la coppia di centrali difensivi. Knudsen è preferito a Bangu in mezzo, con Botta in cabina di regia. 4-3-3 che termina con Porcino a sinistra, capitan Coralli di punta e una sorpresa a destra: Tripicchio, scuola Crotone, classe ’96 all’esordio, prende il posto di un Oggiano escluso a furor di popolo.

Parola d’ordine: solidità. Dopo i tentativi falliti con Nigro e Russo, il centro della terza linea è roba di capitan Pambianchi: lui fa il vice-Stendardo, Albanese fa il Pambianchi. Si rivede Pirrone, Balistreri è il centravanti, affiancato da Bollino-Paolucci. Segnali chiari: la giocano gli altri, noi kick and rush, almeno all’inizio.

START

Caduta libera ma con stile. La Reggina gioca col piglio e la spensieratezza di chi non è in difficoltà. Non pare reduce da quattro sconfitte consecutive, per giunta quasi tutte ottenute contro rivali dirette (Melfi, Siracusa e Vibonese, dopo il 2-6 col Matera). I ragazzi di Karel Zeman sono rimasti a secco di gol nelle ultime tre pur affrontando difese non irreprensibili. C’è bisogno di tornare a segno, lo spartito non può cambiare: costruire, attaccare.

Anche il Taranto ha qualcosa di boemo. Non il tecnico, ma l’anima. Di cristallo. La vittoria manca da due mesi, i risultati latitano: l’utilitarismo prevale sull’audacia, 5-4-1 e resistenza, poi si pensa.

IL FOCUS SUL MATCH

Coralli è un cliente scomodo, Pambianchi disabituato a fronteggiare da vicino i 9: c’è un mismatch nel cuore dell’area di rigore ionica, quindi l’obiettivo è di tagliare i ponti fra il bomber reggino e la squadra. Il Taranto tiene bene, segue l’unico piano-gara possibile in momenti così difficili. Prosperi ordina compattezza e chiede alla difesa di non farsi schiacciare: la linea a 5 degli ionici, da De Giorgi a García, è alta e molto vicina a quella dei 4 centrocampisti. C’è da difendere, da arginare la possibile superiorità numerica creata dalle catene ala-mezz’ala o ala-terzino della Reggina: sia Bollino che Paolucci rientrano sugli esterni. Il 5-4-1 dei tarantini stavolta non si cura di disturbare la costruzione degli avversari bensì cerca di far densità in zona arretrata: è un ritorno all’antico. Botta può costruire ma non trova spazi, l’inefficace manovra dei calabresi sfocia in velleitari tentativi dalla distanza.

gol-de-giorgi

Il Taranto si chiude ma riparte con coraggio e idee. L’eurogol di De Giorgi al 16’ è frutto di un’ottima azione di rimessa, condotta con 6 uomini. Interessante il lavoro della catena di destra esterno-centrocampista di riferimento-ala: Bollino fa il contromovimento e orchestra la manovra, De Giorgi si inserisce centralmente, Pirrone attacca lo spazio con un’incursione profonda occupando lo slot destro d’attacco. Balistreri si allarga, Paolucci taglia verso il centro (proprio con questo movimento realizzerà l’1-2): entrambi corrono in sincro in avanti con l’obiettivo di abbassare la retroguardia calabrese. García si inserisce e coadiuva l’attaccante ionico sul secondo palo. Il resto è merito di De Giorgi, che raccoglie ciò che ha seminato per un anno con pregevoli tentativi dalla distanza.

Tripicchio gela i rossoblù con un gol stupendo allo scadere dei due minuti di recupero (troppi): García si lascia attirare da una sovrapposizione, Paolucci è troppo distante, Nigro non legge l’azione e si schiaccia sulla linea difensiva. L’1-1 è un premio agli intenti dei padroni di casa ma non cambia il piano del Taranto: nel secondo tempo si attaccherà per vincere.

Al di là di un salvataggio sulla linea e dell’ottimo movimento in occasione del gol, Pirrone è apparso decisamente sottotono e a corto di condizione. L’ingresso di Bobb dona verve al centrocampo ionico e prelude al cambio di modulo: con Potenza per Albanese si passa in definitiva al 4-2-3-1.

Bollino e Paolucci sono più vicini e liberi di combinare. Proprio da una triangolazione perfetta nasce il gol del vantaggio: superbo l’assist di esterno sinistro del 10, precisi il taglio alle spalle della difesa e la conclusione del giovanissimo trequartista.

Sarà la prima vera invenzione di Botta ad aprire le porte al pari dei reggini, all’ultimo respiro. Gran lancio di sinistro, De Giorgi si lascia sorprendere alle spalle dall’inserimento di Porcino: cross basso e tagliato, Pambianchi anticipa Coralli e infila Maurantonio. Ancora una volta alla fine, al Taranto viene il braccino del tennista.

FORWARD

Un lento ritorno alla normalità. Il Taranto si è adattato alle pieghe del match, ha trovato due gol fuoricasa per la prima volta (e con azioni manovrate) ma non ha saputo amministrare. Ennesima prova della fragilità mentale della squadra, ma Prosperi può ritenersi soddisfatto per diversi motivi: c’è impegno e applicazione, si intravede un collettivo coordinato nei movimenti, si delineano finalmente alcune gerarchie. Il Lecce è un avversario proibitivo, non c’è nulla da perdere. Comunque vada a finire, con Melfi e Vibonese si può e si deve cercare la vittoria: siamo vivi.

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