di Marcello Fumarola
Quando, nei primi anni 70, la coppia Celentano-Mori cantava questa canzone, con ogni probabilità non faceva riferimento a Fabrizio Nardoni e Mario Petrelli; nonostante ciò, quando l’idillio tra i due amici (e colleghi) è iniziato anche in ambito calcistico, attraverso la condivisione delle sorti economiche e sportive del Taranto FC, il ritornello di quella canzone sembrava davvero calzare a pennello. Ambiziosi propositi, un inflazionatissimo “progetto” da portare avanti e tanti soci da convincere a condividerlo. Operazione, quest’ultima, non riuscita brillantemente visto che sia per motivazioni tecniche (la scelta di Maiuri anziché Pettinicchio) sia, di conseguenza, per divergenze relative alla gestione finanziaria del club, molti di coloro i quali avevano partecipato alla rocambolesca iscrizione in Serie D di questa Società (non alla sua creazione…ricordiamolo sempre!) si sono disimpegnati e non ritenendo di avere risorse sufficienti per rimanere seduti al tavolo hanno intonato (anche qui amarcord discografico) “NON GIOCO PIU’…ME NE VADO!!! E così, a tirare la carretta son rimasti in pratica solo Fabri e Mario che proprio la settimana scorsa (cattivi profeti?) avevamo simpaticamente accostato a Tony Curtis e Roger Moore (ovvero “Attenti a quei due”) e che invece, oggi, sembrerebbero piuttosto una sorta di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini nell’interpretazione delle loro “gag casalinghe”.
Da un lato Nardoni che, sicuramente ricorderete, nei suoi primi passi di questa esperienza e anche in fasi successive, ha vanamente atteso che quella “Colomba” spiccasse un volo spesso prematuramente annunciato ma mai iniziato (forse per mancanza di adeguata spinta… €motiva) e che ora annuncia con dichiarazioni, “stati” ed interviste che ogni impegno sarà rispettato (e che siano gravosi c’è da dargliene sicuramente atto). Dall’altro un Petrelli versione Mike Bongiorno (Lascia?…No, Raddoppia) che senza negare i dissapori del momento con il Presidente e socio, annuncia di aver ottenuto il “si” di una dozzina di imprenditori tarantini pronti ad allargare e rafforzare la base societaria ma dei quali lo stesso Presidente Nardoni, non conosce né i nomi né tantomeno le reali intenzioni.
Ora, qualche considerazione nasce spontanea: la prima, rivolta a queste potenziali new entry, è sintetizzabile in un espressione vernacolare, come al solito maccheronica ma indicata, del tipo: “Uagnù, ma…addò avite state fine a mmò!?! La seconda, rivolta a Petrelli è più che altro un suggerimento: se davvero i nuovi “discepoli” dovessero essere dodici, più lui tredici, stia attento il vice patron ad adottare gli opportuni accorgimenti perché, se è vero che potrebbe “tutt’ad un tratto” scoprirsi in grado di moltiplicare i pani ed i pesci, è altrettanto probabile che, a quel tavolo, sia seduto un traditore e alla fine della storia, il Capo, sempre in Croce va a finire!!! Ricordando alcune “bombe di mercato” rimaste inesplose nonché alcune dichiarazioni contrastanti rilasciate dai due “timonieri” nel periodo natalizio, sarebbe forse il caso di chiarire (se e quando possibile) eventuali beghe personali evitando magari di solleticare ed illudere la piazza con previsioni su scenari futuri che allo stato attuale restano solo delle suggestive (forse) ipotesi. Una bella chiacchierata chiarificatrice quindi, una vigorosa stretta di mano e poi si potrebbe nuovamente attingere al repertorio dell’altra coppia già citata, Celentano-Mori, per intonare un conciliante: “NON SUCCEDERA’ PIU’! Perché ciò che conta al momento è la stabilità e la continuità, in campo e fuori.
Pur ritenendo le due cose strettamente correlate ed una conseguente all’altra, in questa fase decisiva del campionato vorremmo rivolgere un umile e accorato pensiero ai giocatori che indossano la nostra amata maglia e lottano per un obiettivo che, oltre ad essere matematicamente ancora alla portata, pare sia diventato fondamentale proprio per la Società, disposta ad arrivarci, se necessario, anche via…mare (ovvero attraverso il ripescaggio). Dunque, cari ragazzi, chi vi segue con passione ed incurabile affetto, che porta talvolta (vedasi il deprimente vuoto dello Iacovone di domenica scorsa) ad una sorta di amore/odio, è ormai da anni avvezzo alle delusioni, sportivamente traumatiche e cocenti, dovute spesso a chi “gestiva” la Società, nonché (purtroppo) quasi per inevitabile conseguenza, anche ai protagonisti (mancati) in campo.
Di campionati virtualmente vinti, regalàti agli avversari per dolo o negligenza, ne potremmo raccontare un bel po’, ahinoi! Pertanto, senza peccare di eccessivo allarmismo o dannosa dietrologìa, ciò che vi si chiede, in ogni eventuale momento o situazione di difficoltà di natura non solo…”tecnica”, è semplicemente ed orgogliosamente… di essere uomini sino in fondo, di buttare il cuore oltre il classico ostacolo, di fare davvero di quella maglia la vostra seconda pelle e di provare in ogni modo a trasformare quel tristemente solito “MAI UNA GIOIA” in un più esaltante “FINALMENTE UNA GIOIA”! Potete star certi che se ciò dovesse accadere, l’affetto che questa città (anche quella oggi più stanca e dormiente) saprà regalarvi, sarà più “appagante” di qualsiasi eventuale, ipotetica e malaugurata…mensilità arretrata!
Ah, è vero, in tutto ciò, domenica c’è da affrontare un Grottaglie che Pettinicchio ha, con la sua saggezza e sapienza, rimesso in linea sulla strada per la salvezza (nonostante gli ultimi due stop, comunque onorevoli e preventivabili, contro Matera e Monopoli). All’andata, con grande difficoltà, furono “i fuochi” rossoblù ad avere la meglio; sottovalutare “la banda” grottagliese potrebbe sortire un solo effetto: tornarsene a casa delusi e…suonati.
Ipotesi chiaramente da evitare, lottando e sudando…Sempre per i 3 punti!