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Con la “torta” del calcio pancia piena solo per le big

Fabio Poli, docente di Organizzazione aziendale e Diritto dello Sport all’Università San Raffaele di Roma e Direttore organizzativo dell’AIC, è l’autore di un articolo sul tema dei ricavi nel mondo del calcio sulla Gazzetta dell’Economia.

Tutto parte da una domanda: quanto guadagna il sistema delle società di calcio di serie A? E quanto guadagnano le singole società di serie A?

Dopo aver analizzato la spesa dei singoli club per la “forza lavoro”, la composizione delle rose e la spesa sostenuta per ogni singolo punto ottenuto, l’autore cerca di comprendere come sono determinati gli introiti dei club e come possono essere interpretati. Si cerca quindi di capire quali sono state le squadre virtuose e quali invece non lo sono state. Per farlo si confronta la spesa sostenuta per ogni singolo punto conquistato ed il valore dato dall’incasso totale diviso per il numero delle partite giocate.

tabella1

Come mostra la tabella 1 le squadre di Serie A 2011/2012 hanno disputato un range di partite che va dalle 39 di Atalanta e Lecce alle 51 di Napoli e Udinese. Eppure, stando ad una prima analisi dei dati, appare evidente di come l’Udinese abbia totalizzato solo la metà dei ricavi del Napoli pur avendo giocato esattamente gli stessi minuti, mentre il Lecce totalizza la metà dei ricavi dell’Udinese nonostante abbia giocato solo il 20% di partite in meno. Ne deriva, come è ovvio, che i ricavi di un club sono fortemente influenzati dalla tipologia dei match disputati e non semplicemente dal numero degli stessi. Esistono però delle eccezioni sostanziali, Juventus, Genoa e Parma vantano ricavi superiori ai 100 milioni di € nonostante non abbiano disputato incontri oltre a quelli previsti dal campionato e dalla coppa Italia.

ricavitotali

Considerando il dato in percentuale si conferma che esistono sostanzialmente tre fasce di club, sulla base dei loro ricavi totali. Una FASCIA TOP composta dai tre club che pesano ciascuno più del 10% del totale, una FASCIA INTERMEDIA composta dai club che pesano tra l’8% (il Napoli) ed il 4% del totale e una FASCIA LOW composta da tutti gli altri. La differenza tra la prima e la seconda fascia (ad eccezione del Napoli) è più evidente di quella che separa le due fasce sottostanti.

tabella2

Tornando a considerare i ricavi in base al numero delle partite effettivamente disputate, risulta che la Juventus è stato il club più efficiente nella stagione considerata, con una media di 5 milioni di euro di ricavi totali a partita. Il dato è decisamente eloquente se si considera che, per quella stagione il club non partecipava alla massima competizione europea (la Champions League). La stessa competizione che solo come diritti TV portava nelle casse dell’Inter e del Milan 31,5 milioni e 29 in quelle del Napoli. Proprio per questa ragione l’Inter ed il Milan spuntano il secondo ed il terzo posto in questa particolare classifica. Maglia nera al Novara, al Lecce ed all’Atalanta con meno di un milione a partita.

L’autore ricorda inoltre che i proventi totali delle società di Serie A sono costituiti per circa il 50% da contributi per i cosiddetti “diritti TV”. La ripartizione di queste risorse (800 milioni di euro nel 2011/2012) è stata effettuata secondo dei precisi criteri: Il 40% in parti uguali tra tutte le società partecipanti al campionato di serie A, il 30% in base ai risultati sportivi conseguiti ed il restante 30% in base al bacino di utenza (25% in riferimento al numero di sostenitori ed il 5% alla popolazione del comune di riferimento).

minutogiocato

racavipartita

Il dato dei ricavi a partita è speculare a quello dei ricavi per minuto giocato, con l’ovvio cambiamento dei valori economici. Ne risulta pertanto che un minuto giocato dalla Juve “frutta” al club 52.000 €, all’Inter 50.000 € e al Milan 48.500 €.Chiude la classifica il Novara con un valore inferiore 7 volte: 7.000 € a minuto giocato.

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