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Una ricostruzione difficile e necessaria

La gara persa dal Taranto sabato scorso a Potenza, contro l’ultima in classifica, in un pomeriggio assolato di speranza, ha trasformato la giornata prefestiva in un incubo.

Di colpo si sono nuovamente materializzati tutti i difetti, in primis strutturali, di una squadra che non incide, che non si rende pericolosa, e che poi al minimo errore (talvolta banale e grottesco) di qualche suo componente subisce gol a grappoli e perde partite e punti importanti.

Anche al più ottimista degli ottimisti, sabato, davanti allo sfacelo e alla debacle sportiva materializzatasi soprattutto nel secondo tempo, sarebbero cadute le braccia.

Moltissimi sono stati i tifosi che hanno spento in anticipo la tv, increduli di fronte a tanta pochezza; tanti altri si sono interrogati sul valore caratteriale di un gruppo di giocatori che è sembrato totalmente svuotato nelle motivazioni.

Il Potenza, squadra scadente e palesemente inferiore tecnicamente ai rossoblù, ha dimostrato che in questi tornei spesso sono le motivazioni che indirizzano il risultato, è quella voglia di emergere, di non affondare, di dimostrare di non essere inferiori a nessuno, che fa la differenza.

Il Taranto invece oggi è solo una accozzaglia di giocatori, che definire tali è solo un eufemismo; a tre mesi dall’inizio (ritardato) della stagione, molti hanno iniziato a tirare indietro la gamba. Se lo stanno facendo per palese incapacità tecnica o per altri motivi solo il tempo ce lo dirà.

Urge, in queste settimane che ci separano dal mercato di riparazione di dicembre-gennaio, un’opera di scrematura della rosa da quegli elementi che non se la sentono più di continuare a sposare un progetto di campionato dignitoso (o di transizione), per puntare maggiormente su coloro che invece siano disposti a dare tutto e anche di più nei novanta minuti domenicali.

Mister Pettinicchio, persona preparata e anche molto sensibile, forse ha capito che il compito che lo aspetta non è dei più facili.

Rimotivare gente a terra in tutti i sensi è opera difficilissima, anche perché l’avversario di turno approfitta del momento, come è (ahimè) giusto che sia, e dunque il tempo non gioca a favore del mister.

Le buone nuove stanno venendo soprattutto dai giovani, che Pettinicchio sta lanciando domenicalmente, e da quei giocatori che lo stesso mister sta facendo pian piano arrivare a Taranto (vedi Fumai), un segno inequivocabile del distacco (finalmente) da quelle consulenze deleterie e dispendiose che hanno prodotto questo macello tecnico.

Se a Pettinicchio spetta il compito di rilanciare il Taranto in campo ed in classifica, alla piazza spetta il compito non facile di continuare a seguire e sostenere la squadra, in un momento tra i più neri della centenaria storia (peraltro mai festeggiata) del club.

Nelle ultime settimane il numero degli spettatori presenti allo Iacovone si è assottigliato in maniera evidente. Duemila anime sono davvero troppo poche per poter sperare in un futuro migliore. Il presente drammatico ci riporta a qualche anno fa, quando fummo chiamati a sostenere una squadra di ragazzi pieni di buona volontà guidati in panchina da un saggio come mister Sabadini.

Quella squadra inanellò una serie di sconfitte incredibile, intervallata da qualche buona prestazione e da qualche “impresa”, come quella del giorno dell’Immacolata, quando

fu battuto il Rende 2-1 con una prestazione tutto cuore.

Quella squadra, nonostante tutto, ci fece emozionare, ci fece credere nella maglia, perché composta da ragazzi tecnicamente modesti ma pieni di volontà e soprattutto amore per la maglia che indossavano, la gloriosa casacca rossoblù.

Questo è il messaggio che va inviato alla nostra squadra oggi: il tifoso si riavvicinerà senza dubbio allo stadio e al Taranto quando rivedrà in campo 11 ragazzi che dimostreranno a tutti quell’amor di maglia e quella volontà di tirarsi fuori dalle secche della bassa classifica con tanto impegno.

L’opera di ricostruzione del giocattolo Taranto, a quel punto, risulterebbe anche più facile, davanti ad una classifica migliore che invoglierebbe di più a dicembre atleti forti a vestire il rossoblù, e forse il futuro potrebbe essere più roseo di questo presente davvero imbarazzante e mortificante.

Speriamo.

Alessandro Latanza alias Romanzini

 

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