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Noi Siamo "RespiriAMO Taranto"

“Vogliamo valorizzare a livello nazionale il “Brand” di RespiriAMO Taranto, al fine di sensibilizzare il più possibile le coscienze verso la questione ambientale della nostra Città. Lo faremo di volta in volta con diverse iniziative efficaci. Insieme si può!”

RespiriAMOtaranto sui muri di Taranto.

RespiriAMO Taranto

di Giuliano Pavone

Lo slogan “RespiriAMO Taranto” con cui i tifosi rossoblù, dopo una sottoscrizione popolare e un sondaggio, hanno voluto sponsorizzare la maglia della loro squadra, è stato prima ammesso e poi repentinamente respinto dalla Lega Pro in quanto considerato politico.

Se proviamo ad analizzare semanticamente la frase, isoleremo, banale a dirsi, tre concetti: “respirare”, “amare” e “Taranto”. Quale fra questi, di grazia, è un concetto politico? Forse, considerando che “politico” viene dal greco “polis”, che vuol dire “città”, la parola incriminata – e criminalizzata – è “Taranto”, che è appunto una città, con l’aggravante di avere origini greche?

In realtà, tutto è “politico” se il termine non viene inteso come “propagandistico” o “di parte” ma nel senso più vago di “riguardante la comunità”. In questa accezione, “politico” è sinonimo di “sociale”.

Ma è giusto proibire un messaggio sociale? In fondo, dire “RespiriAMO Taranto” non significa esprimere giudizi, proporre soluzioni, o parteggiare per una fazione a discapito di un’altra. Vuol dire solo dichiarare un amore, e ribadire un diritto che è semplice e sacrosanto come l’atto di respirare, oltre che essere costituzionalmente garantito: il diritto alla salute. Forse qualcuno può negare questo diritto o sentirsi offeso da un simile auspicio?

Se fosse giusto proibire un messaggio sociale nel calcio, si sarebbe dovuto impedire al Barcellona di scendere in campo col marchio Unicef (che è un’organizzazione internazionale e quindi un soggetto politico) e successivamente con quello della Qatar Foundation, e lo stesso si sarebbe dovuto fare con la Fiorentina ai tempi di Save the children. Si sarebbero dovute censurare tutte le iniziative di supporto a Emergency, e azzerare le varie Telethon con cui le stesse istituzioni calcistiche periodicamente si fanno belle. Se fosse giusto proibire i messaggi sociali bisognerebbe, all’ingresso in campo, sfilare a calciatori e bambinetti accompagnatori le T-Shirt recanti contenuti relativi al fair play, all’antirazzismo e ad altri temi politicamente corretti (politicamente, appunto).

Cosa, allora, è politico, e cosa non lo è? Al limite sono politici anche i marchi commerciali degli sponsor “classici”, se si guarda alla filosofia che ogni azienda inevitabilmente rappresenta. E’ politicamente indifferente pubblicizzare McDonald’s, Slow Food o il Banco Alimentare? Fare la reclame ai carburanti o alle auto elettriche? Sponsorizzare le squadre di calcio è consentito ai media (tv, radio, giornali) che, come tali, hanno una linea politica. E’ consentito ad aziende i cui proprietari fanno politica attiva o i cui rappresentanti prendono parte a vario titolo (e con grande influenza) a dibattiti di interesse generale.

Sono poi senza dubbio politiche le scritte “Provincia X” e “Regione Y” che spesso abbiamo visto sui petti di calciatori di varie squadre: lo sono perché commissionate da organi di governo locale e perché con esse delle maggioranze politiche di un colore ben definito si fanno propaganda, peraltro a spese dei contribuenti.

Ma forse è proprio questo che distingue l’iniziativa “RespiriAMO Taranto”, e che la rende così temibile da far scattare il veto: il fatto di non provenire né da aziende né da istituzioni ma da un semplice gruppo di cittadini. Di non essere pagata coi soldi altrui (come la pubblicità commerciale i cui costi sono caricati sui consumatori o quella istituzionale, finanziata direttamente da chi paga le tasse) ma di tasca propria, e volontariamente. Forse è per questo che la goffa retromarcia della Lega Pro si sta traducendo in un clamoroso autogol, visto che sta dando al messaggio autofinanziato una rilevanza che altrimenti non avrebbe mai avuto (si veda fra l’altro l’ampio spazio riservato domenica da Gianni Mura, maestro di giornalismo sportivo, sulle colonne di la Repubblica).

Forse, infine, è anche per questo che sabato scorso, quando al 90’ il Taranto ha segnato a Terni il gol di un pareggio poco utile per la classifica, i suoi tifosi sono esplosi in un’esultanza liberatoria, diverse da tutte quelle che hanno salutato gol recenti e più importanti. Quelle persone che correvano come impazzite, abbracciandosi a caso fra loro, sembravano dire “potete toglierci tutto, anche il messaggio d’amore che avevamo scritto sulla nostra maglia, ma non potete impedirci di sognare”. O forse è politica anche questa?

Respiriamo Taranto a Terni

La maglia negata

 

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