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Extra Time Rossoblù | Manifesto programmatico

Primo approfondimento della stagione con la rubrica “Extra Time Rossoblù”. In questo spazio verranno analizzati in dettaglio gli aspetti salienti di ogni sfida della nostra squadra del cuore: le intenzioni del pre-partita e l’analisi dei primi minuti di gara in ‘Start!’, la presentazione degli schieramenti ne “Gli undici”, la spiegazione tattica e le pieghe della partita ne “Il focus sul match”, le prospettive per gli incontri successivi in “Forward”. Buona stagione a tutti!

a cura di Fabio Guarini

Ancora tu, ancora Matera. Dopo due stagioni di pausa è tornato lo scontro con i lucani, ma questa volta nei professionisti. Dopo una sconfitta e una vittoria (di Pirro) nei freschi precedenti casalinghi in D, arriva il pareggio. Che vale tanto, tantissimo. Niente spazio per bambole da pettinare, stavolta è stata gara per uomini veri: sangue e sudore per strappare qualcosa da mettere in bottino, per muovere subito la classifica nel competitivo girone di quest’anno.

START!

Subito in avanti, alla ricerca (magari) del gol da difendere strenuamente fino alla fine. È stato un Taranto onesto quello di Papagni, con un piano-gara semplice e complessivamente (quasi) riuscito. Ha sfruttato la carica dei novemila per buttarsi all’attacco, trovare la situazione favorevole e sbloccare il match. Ed è successo. Percussione di Bollino che viene steso, calcio di punizione qualche metro fuori dalla zona calda: la tocca lo stesso ‘10’ per armare il destro affilato di Stendardo. Una bella botta rasoterra, imprendibile, che bacia il palo e si insacca alle spalle di Bifulco. È il tripudio. Un urlo liberatorio, atteso anni. Ecco il primo gol tra i “pro”, siglato da quello che con ogni probabilità sarà il pilastro della squadra. Poi tutti dietro, a spazzare via ogni minaccia, a chiudersi per tenere il prezioso vantaggio. Si è messa bene, ma manca tanto.

Non c’è Auteri (squalificato) in panca, ma il suo secondo Cassia. Ad esserci sono le idee del tecnico di un Matera forte nell’organico, nella testa e già nelle gambe. Una squadra, quella biancoazzurra che cerca di giocare a calcio, di fare possesso palla in zona alta per schiacciare il Taranto e imporre gli uno contro uno in ogni porzione di campo. Gli esterni d’attacco mancini di piede (Strambelli e Carretta) sono liberi di variare il tema e di cercare le zolle più congeniali per far male agli ionici. La squadra lucana sa di essere più forte, ma non può nulla contro l’onda d’urto iniziale del catino-Iacovone. Prende gol, non avrebbe dovuto, ma sa che è lunga. Gli altri si abbassano, c’è tutto il tempo. Così come il rischio di specchiarsi e di piacersi troppo.

GLI UNDICI

Papagni mette in campo la squadra migliore considerando ciò che gli propone l’attuale organico (un po’ poco). Non cambia il 3-5-2 (5-3-2 in verità), assumendosi i rischi connessi ad una difesa in parità numerica con gli attaccanti avversari. Davanti a Maurantonio, scelto per l’abitudine a questo tipo di match, l’unica possibile cerniera difensiva, formata da Altobello, Stendardo e Pambianchi. Sugli esterni De Giorgi a destra e Potenza, preferito all’ancor più acerbo Langellotti, a sinistra. In mezzo al campo è Sampietro il perno centrale, con Nigro e Paolucci mezze ali. Davanti c’è Bollino a fare da raccordo tra la folta mediana e il solitario centravanti Balistreri (senza la “i”).

Auteri schiera l’atteso 3-4-3, uno di quelli veri. Bifulco tra i pali, con Mattera-Ingrosso-Piccinni in retroguardia. L’ex-Reggina Di Lorenzo e Casoli sono gli esterni deluxe di centrocampo con Armellino e De Rose (preferito a Iannini) in mezzo. Strambelli-Infantino-Carretta il ben assortito trio d’attacco, con le ali che spesso cambiano fascia di competenza.

IL FOCUS SUL MATCH

È un assalto rabbioso quello del Taranto nei primi minuti. Va a braccetto con l’entusiasmo degli spalti e si tramuta subito in un pregevole gol. Cosa volere di più? Poi, però, comincia la vera partita. Quello di Mariano Stendardo resterà l’unico tiro nello specchio della gara dei locali, decisamente poco per pensare di meritarsi il colpaccio. Il Matera alza subito il proprio baricentro, girando efficacemente la palla da un versante all’altro del campo (63% il possesso finale). I tre difensori hanno buon piede e giostrano sulla linea di metà campo, sfruttando l’atteggiamento rinunciatario dei rossoblù. Squadra corta e larga consapevolmente, di personalità. Le due catene esterne Di Lorenzo-Strambelli e Casoli-Carretta, con i terminali spesso invertiti, hanno gioco facile e si trovano quasi costantemente in superiorità numerica sugli esterni: e se sulla destra ionica il volenteroso De Giorgi, talvolta coadiuvato da Nigro, riesce a tenere botta come può, dall’altra parte sono dolori, con Potenza (palesemente adattato a fare il quinto) in difficoltà e raramente aiutato da Paolucci. Serve tutta l’esperienza di Altobello e Pambianchi per evitare guai peggiori sulla zona laterale: un sacrificio che possono compiere grazie alla superba qualità di Stendardo, abile a mettere la museruola ad Infantino da solo.

Sono diverse le incongruenze del Taranto. I tre di centrocampo sembrano troppo scollegati tra loro, con Sampietro schiacciato sulla linea difensiva (lezione imparata dopo i giri a vuoto di Fanelli contro il Melfi) e Nigro e Paolucci troppo più alti, talvolta distanti anche venti metri in diagonale dal vertice basso. Non si capisce se gli spostamenti e la ricerca del pressing alto delle mezz’ali siano figli dell’istinto, o di una mancata conoscenza del compito assegnato, o magari di entrambi. Resta il fatto che, mentre la squadra rimaneva bassa e tutto sommato corta, i due attaccanti pressavano con tempi diversi e molto spesso a vuoto: i centrocampisti uscivano alti a loro sostegno, scoprendo pericolosamente la zona centrale e invitando il Matera ad andare tra le linee con estrema facilità. Il Taranto si è sfilacciato proprio nel cuore del campo laddove, sulla carta, era addirittura in superiorità numerica. Troppi i calci di punizione e i cartellini regalati dal caos nella zona nevralgica.

Nell’intervallo mister Papagni sacrifica Paolucci, ottimo per dieci minuti, inserendo Balzano: l’ex-Bisceglie si disimpegna come può da esterno destro, mentre De Giorgi si piazza a sinistra con Potenza mezz’ala come nel match col Melfi. Che dire, una coperta abbastanza corta. Gli ingressi di Magnaghi e Cedric dovrebbero regalare qualche transizione pericolosa in più, ma c’è poco o nulla per la mancanza di palle pulite in uscita dalla difesa.

Il Matera cerca spasmodicamente lo spazio tra i centrali esterni e gli esterni difensivi rossoblù, nel più classico modo di attaccare le difese avversarie quando giocano a tre. Lo trova quasi sempre. Solo una prestazione monstre della linea difensiva, seppur costretta in zona bassissima, riesce ad evitare guai peggiori alla squadra ionica. Emblematico il dato sui corner (1-14), con il primo tiro del Taranto dalla bandierina nei minuti finali, e sulle parate: 9 per l’attentissimo Maurantonio, secondo migliore in campo dopo il match-winner tra le fila locali, e addirittura nessuna per Bifulco.

FORWARD

Nonostante un netto, nettissimo predominio a tinte biancazzurre sul piano del gioco, non ci sono state tante occasioni per gli ospiti: per questo motivo, come testimoniano le interviste del dopo-gara, possono non risultare troppo strani sia l’1-1 finale che la parziale contentezza dei materani. Dagli spalti e in campo, infatti, si è avuta l’impressione che, senza il sacrosanto rigore per braccio di Nigro poi trasformato da Infantino al 67’, il Matera avrebbe potuto anche uscire a mani vuote dallo “Iacovone” nonostante la ben evidente differenza sia di valori che atletica. Il tutto per la mancanza di precisione degli avanti e per una leziosità di fondo che rischia di diventare, alla lunga, una condanna per una squadra che punta al vertice.

Il Taranto, specie con i 2/3 innesti attesi in quest’ultima settimana di mercato, può guardare con discreta serenità al futuro. Le difficoltà della gara di ieri e i risultati degli altri campi (in attesa di Foggia-Andria) confermano la spaccatura del girone in due gruppi, con notevoli differenze nei valori. I rossoblù hanno strappato un punto ad una fra le “magiche 6” in condizioni precarie e per questo motivo possono ripartire da una base importante, nella consapevolezza che con i 2/3 innesti attesi dal mercato potranno centrare l’obiettivo della permanenza senza troppi patemi.

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