C’è stato soltanto il cuore di Hernan Molinari più qualche guizzo di Migoni. Poco altro. Anzi praticamente nient’altro. Nella domenica peggiore della stagione è stato certificato che, al di là di schemi e curriculum, il cuore in campo fa la differenza. Così come il rispetto per i tifosi. Rispetto che ha portato Molinari a essere l’unico a chiedere scusa alla Curva per il risultato. Proprio lui che era stato l’unico che aveva provato a vincere la partita.
Il suo gol ha messo in crisi una gara il cui esito era già praticamente scritto. E per questo il pareggio del San Severo non ha sorpreso nessuno. A Taranto il calcio lo conosciamo bene, non crediamo alle favole. Sappiamo che anche con un allenatore inadeguato nulla vieta ai calciatori di correre e sudare dannandosi l’anima per vincere la partita. Sappiamo che campioni del calibro di Clemente, Balistreri, Carloto o Ciarcià possono e devono fare la differenza anche fuori ruolo o con schemi tattici confusi e sbagliati. Ho visto poche maglie sudate domenica. Un paio al massimo.
Quella di Molinari eccome se lo era. Lui che nel curriculum ha soltanto Serie D ed Eccellenza ma che conosce la porta avversaria a memoria. E questo è quello che conta alla fine.
Per un Taranto a pezzi il ritorno di Aldo Papagni è l’unica soluzione possibile. E’ uno dei pochi che mette d’accordo tutti o quasi tutti, che non crea divisioni o partiti e al quale sarà concesso di sbagliare anche più volte. L’unico allenatore con cui si potrà attraversare un momento di difficoltà senza drammi. A Taranto in fondo ha fatto bene: una promozione (l’ultima finora della storia rossoblù) e un eccellente campionato di C/1 pur tra alti e bassi. Se poi altrove non ha avuto altrettanta fortuna chi se ne importa!
Non sarebbe positivo invece il ritorno di Danilo Pagni. E’ già stata digerita a fatica la sua presenza nelle trattative che hanno portato diversi calciatori a Taranto quest’anno, proprio quelli che stanno rendendo al di sotto delle attese. Figuriamoci riaverlo ufficialmente come Ds! Significherebbe consegnare la stagione al caos. E di confusione ce n’è già abbastanza.
Tifare Taranto diventa sempre più difficile. Ed è una difficoltà che comincia a fiaccare più che fortificare. La nostra passione merità di più e chiede rispetto. Rispetto che nelle ultime giornate è mancato. Da parte di tutti, con l’eccezione di chi ha messo in campo come sempre prima il cuore e poi le gambe.