
Ritorno al passato: riecco striscioni e bandieroni.
Due settembre duemiladodici, ore 12.00. Un indimenticabile antico rito pagano, c’è una trasferta da preparare e non sembra vero. In tasca un biglietto anonimo, poco più che un vecchio tagliando da cinema. Maglia rossoblu sulla pelle, sciarpa in doppia lana stretta in vita e occhiali da sole. Alla stazione di servizio per fare il pieno di Gpl la gente ti guarda come fossi un “marziano” e chiede le solite cose: “Addo scioche u Tarde? Ama sce in bbi?” Niente, abbassa la testa, magari pensa nella migliore delle ipotesi, “Modò ce curagge…” Il benzinaio, invece, sorride e scuote la testa abbassando lo sguardo. Intanto, il cellulare squilla frenetico, c’è chi è già per strada, c’è chi chiama preoccupato per 5 minuti di ritardo. Alla prima fermata le scene di sempre esce un’amico con la borsa frigo carica di birre Raffo e già sale l’adrenalina. La trasferta è cominciata. Di lì in poi è come se il tempo iniziasse a scorrere al contrario. Altra fermata altro amico, facce sorridenti, in breve l’auto è al completo. Si parte. Niente adunata, è già tardi, si va.

Ci siamo ancora
La riflessione unanime è che ci siamo ancora, voci parlano di 500 tifosi presenti allo Stadio Comunale di Trani, dopo l’ennesima batosta sembra un miracolo. Sulla Taranto Bari scorgiamo nelle varie aree di sosta diversi tarantini, fino ad imbeccare l’imponente colonna mobile dei gruppi organizzati. Ci fermiamo anche noi, ma l’incontro è fugace, ripartono subito, noi restiamo a spaccarci delle birre e a mangiare un panino, di lì le strombazzate di altre vetture rossoblu non si conteranno, chiaro segnale che saremo in molti.
Arrivati a Trani troviamo subito lo stadio e il parcheggio è già pieno. Da Taranto a Trani, sembra di essere sbucati da un tunnel spazio temporale, le lancette avranno compiuto diverse migliaia di giri indietro, un ritorno al passato, quasi un “revival” di “desaparecidos”. Vien quasi da ridere nel doversi misurare nuovamente contro certe realtà. Ecco nell’attesa paziente della tifoseria nel piazzale antistante allo Stadio Comunale di Trani c’è tutta l’atmosfera da serie D che aleggia sulle nostre teste, e tra tanti colori rossoblu spicca una t-shirt dei gruppi che recita: “non ci ferma nessuna categoria”. Infine, c’è la solita inadeguata porticina d’ingresso del settore ospite, con il solito assalto al settore. Un settore che presto si colorerà di “rossoblu” perchè la novità è che ci sono gli striscioni, tutti, in tal senso, non si può certamente dire di aver badato molto alla sobrietà.
E’ festa. Gli Ultras nel CND hanno ritrovato di colpo la libertà perduta e in campo invece, ancora una volta di più nella storia scende il Taranto, il nostro Taranto, il Taranto dei tifosi. Brividi e un pò di commozione nel vedere quelle maglie rossoblu tornare a calcare i campi. Tutto ha un senso, anche l’infernale estate passata al capezzale del magico, tutto è ripagato. Pochissimi visi conosciuti, squadra da scoprire. Intanto si sollevano i primi imponenti cori: “Quando l’urlo si alzerà”, “Conquista la vittoria”, “Torneremo nella sud”, etc. I ragazzi del Taranto sono visibilmente emozionati ma tengono bene il campo, una squadra di categoria che cerca di farsi rispettare al cospetto di un avversario maggiormente consolidato nel gruppo.

Battimani
Sugli spalti si canta incessantemente con momenti di grande intensità. Dopo soli 25 minuti sono senza voce. Quando Bufalino s’invola in area e viene atterrato, l’arbitro indica il dischetto del rigore, noi siamo tutti increduli di cotanta grazia. Trasforma Cosa ed è il primo “orgasmo” della stagione. 1-0 per noi, non sembra vero, stiamo vincendo la prima partita esterna. Il settore è però basso e molto dispersivo, coordinare i cori è difficoltoso e per risolvere il problema ai vari lanciatori di cori è richiesto un grande dispendio di energie nel fare avanti e indietro.
C’è voglia di tifare e il Taranto va, gioca con grande attenzione e pressa gli avversari, una partita combattuta e come al solito nel CND più calci che calcio, ma tutto sommato la partita resta gradevole almeno per l’intensità agonistica messa in campo.
Nel primo tempo il sole non concede tregua, mentre nel secondo tempo le nubi concedono un pò di refrigerio e si vedono anche i primi “fumogeni” di stagione. L’indimenticabile odore acre che crea atmosfera ed eccita gli animi. Il Taranto controlla agevolmente la partita, per via di un’espulsione gioca anche in vantaggio numerico, ma noi siamo il Taranto e non può andare sempre tutto liscio, anzi, la beffa è dietro l’angolo quando la partita viene sospesa per uno strano malore che coglie l’arbitro. Lunghi minuti d’attesa e la partita riprende giusto il tempo per un rosso diretto a Prosperi che lo costringerà a saltare qualche match, forse due. Poi nuovamente l’arbitro s’accascia goffamente per terra portandosi le mani alla gola, scatenando i commenti più disparati: “minchije uagnù l’albetre s’a gnuttute u fischette!”
Stavolta è finita veramente, l’arbitro è portato via in barella verso l’ambulanza. Come dire? Bentornati in D, ed è subito falsa partenza, ma solo per il campionato del Taranto, quello degli Ultras è già cominciato. La squadra, visibilmente emozionata e delusa dalla beffa della sospensione, è invitata da Mr. Napoli a correre sotto il settore per salutare l’impagabile tifoseria. Applausi e incoraggiamenti per tutti. E’ un Taranto che è piaciuto.