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Taranto sul Post | Un senso a questa storia (per Francesco)

Non ho mai incontrato Francesco Di Molfetta di persona e, complice la distanza che mi separa dai Due Mari, non c’ero neppure ai suoi funerali. Circa un anno fa ho avuto l’onore di conversare con lui al telefono per pochi secondi, giusto il tempo di esprimergli il mio affetto, di scambiarci un “Forza Taranto” e augurarci un reciproco tuffo nella Fontana di Piazza Ebalia, di lì a qualche mese più avanti. Ecco perché Francesco è amico mio.

Se l’affetto e il “Forza Taranto” non sono mai mancati, quel bagno catartico invece non c’è mai stato. Mentre il calcio moriva ingloriosamente e risorgeva in sordina per mano dei tifosi, mentre la città implodeva sotto l’ennesimo ricatto e si risvegliava con l’anelito di libertà, il corpo indebolito di Francesco cominciava ad alzare bandiera bianca, soccombendo al medulloblastoma con cui conviveva miracolosamente da dieci anni. Tante cose non ha avuto il tempo di vedere e fare, il nostro Francesco, e tante altre gli sono state precluse dalla sua condizione di malattia e dal non aver potuto condurre una vita “normale”.

Il Taranto l’ha però vissuto intensamente; quei colori gli donavano un sorriso contagioso e una bellezza genuina. E noi tifosi abbiamo tratto una immensa lezione di vita grazie alle testimonianze di Giovanni Di Molfetta, padre-coraggio che, confidando nell’inesauribile potere dell’amicizia e della solidarietà, ha condiviso sul guestbook di TarantoSupporters aggiornamenti clinici, speranze, illusioni, preoccupazioni, delusioni, e con dignitosa compostezza, anche i momenti più privati e dolorosi.

Le emozioni di questi ultimi giorni trascorsi assieme a Francesco sono state tante e per nulla vane. Ci hanno forgiato. Hanno reso più salda la rete di relazioni e affetti.

Trovare un senso al calvario di Francesco Di Molfetta è un retaggio che abbiamo il dovere di custodire e di rinnovare. Non solo simbolicamente, magari intitolando a suo nome un settore dello stadio Iacovone, ma anche e soprattutto raccogliendo l’esempio di tenacia, fede, coraggio, semplicità che la sua storia ha voluto raccontare a noi tutti.

Ciao Francesco, grande guerriero spartano.

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