Come molti altri “fuorisede”, torno periodicamente a Taranto per visitare la mia famiglia, per le feste comandate, per i matrimoni dei cugini e degli amici, per i battesimi dei nipoti, per qualche bagno al mare e, se possibile, per vedere una partita allo Iacovone.
E’ da tempo che ho programmato di recarmi a Taranto per partecipare all’Assemblea-Evento di sabato 13 ottobre, appuntamento vitale per le sorti della nostra Associazione. Si vota per eleggere i membri del Consiglio Direttivo, ci si incontra con ospiti illustri per parlare di un nuovo modello di fare calcio e si sta insieme per celebrare catarticamente l’autodeterminazione rivoluzionaria di scegliere con gli strumenti della democrazia chi ci dovrà rappresentare come tifosi nei rapporti col club, con le istituzioni, con la società civile. Perchè tifare Taranto è una cosa seria.
Non sono l’unico ad aver investito in questo progetto tempo (tanto), energie (moltissime) e denaro (quello che si poteva). Ora posso finalmente assistere al momento in cui la creatura è pronta a spiccare il volo.
Certamente sono consapevole che sul piano sportivo viviamo il momento più umiliante della nostra centenaria storia pallonara e che ci sia poco da festeggiare, ma a volte bisogna necessariamente toccare il fondo per risalire la china.
Tutto ciò accade peraltro in un momento storico denso di significato e colmo di apprensione per la nostra città. La questione Ilva è da mesi alla ribalta delle cronache nazionali. Dopo che per decenni la questione ambiente-salute-lavoro è stata marginalizzata dal ricatto occupazionale e dopo che le coscienze di molti concittadini sono rimaste vittime di una forma sui generis della sindrome di Stoccolma, è bastato un comitato spontaneo di cittadini e lavoratori liberi e pensanti per restituirci dignità e verità. Chapeau!
Dispiace però constatare che il Comitato si sia rivelato molto libero e un pò meno pensante facendo sovrapporre, non volutamente, alcune iniziative di sabato prossimo con l’evento già programmato dalla Fondazione Taras. Sebbene su due piani neppure lontanamente confrontabili tra loro, la nascita della Fondazione e del Comitato sono figli di uno stesso modo di pensare e di agire, del tutto nuovo e innovativo per la nostra città e i nostri colori. Il bacino d’utenza e le sensibilità sul campo sono le stesse come già dimostrato in occasione di “RespiriAMO Taranto.”
Sono convinto e fiducioso che i tarantini illuminati che sabato parteciperanno al corteo dei Tamburi e alle manifestazioni di Piazza della Vittoria sapranno triplicare gli sforzi e fare un salto anche al Cantiere Maggese e viceversa.
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Per finire: oggi ho incontrato Gad Lerner a Torino nel corso di un convegno sulle cure palliative. Memore e grato per lo spazio e lo stile con i quali si è occupato della questione Taranto nella puntata de L’Infedele di lunedì 1° ottobre, non ho saputo resistere alla tentazione di donargli la T-Shirt “RespiriAMO Taranto” e raccontargli in pochi secondi la bizzarra vicenda di cui è stata protagonista. Il buon Gad, tifoso interista molto competente e attento, ha sorriso amaramente quando gli ho fatto notare che, se l’Ilva decidesse di sponsorizzare una squadra di calcio nessuno le negherebbe il diritto di esibire il proprio logo sulla maglia da gioco.
P.S. esattamente 15 anni fa mi trasferivo a Modena per intraprendere gli studi di medicina. A Taranto non sono mai più tornato per viverci, eppure paradossalmente e drammaticamente non ci sarebbe oggi un posto più indicato dove praticare il mestiere che ho imparato a fare, quello di medico ematologo e palliativista.