Stadio Partenio, ore 15, inizia Avellino-Taranto, trentaquattresima ed ultima giornata del campionato di Prima Divisione 2011/12.
Leggo le formazioni delle squadre. Il Taranto non fa un turnover così massiccio come si poteva pensare: in pratica sostituisce solo i due squalificati Prosperi e Chiaretti e l’infortunato Alessandro rispettivamente con Rizzi (sacrificato in un ruolo non suo), Bradaschia e Rantier. A centrocampo torna la freschezza sulle fasce di Garufo e Bertolucci. Intoccabile Bremec, gli altri 2/3 della difesa, la coppia mediana Di Deo-Sciaudone ed il centravanti Girardi. restano in panchina Antonazzo, Guazzo e Coly, protagonisti e titolari fissi per una lunga fetta di stagione.
Poi dò uno sguardo agli undici dell’Avellino, squadra da tempo salva e senza grosse motivazioni se non quella di salutare il proprio pubblico in maniera degna, e quando leggo il nome del centrale difensivo, Puleo, mi si apre un cassettino nello scaffale della memoria: Puleo infatti è l’unico reduce di un Taranto-Avellino stagione 2006/07, ultima giornata del campionato esattamente come quest’anno. Allo Iacovone la squadra di casa è senza motivazioni, ormai quinta in graduatoria e con la mente agli spareggi; l’Avellino invece è seconda, protagonista di un campionato sempre al vertice in un appassionante duello punto a punto con il Ravenna perso definitivamente solo qualche giorno prima. I lupi allo Iacovone hanno da blindare la seconda piazza e lo fanno vincendo 1-2: Taranto in vantaggio in apertura con seguente rimonta dei campani.
Per la cronaca, notissima, poi le due squadre si riaffronteranno nella semifinale playoff pochi giorni dopo e gli irpini passeranno grazie ad un gol nel finale di gara di Moretti, finopoi ad approdare in B battendo il Foggia nella finalissima ancora con un gol della domenica all’ultimo minuto.
Forse è solo un paragone forzato ma a me pare incredibile come queste storie si somiglino, seppure a parti invertite. Tra l’altro anche quell’Avellino, come il Taranto attuale aveva difficoltà economiche ma una squadra molto forte che meritava la promozione, seppure questa arrivò poi in maniera piuttosto fortunosa. E speriamo che anche l’epilogo sia identico, almeno con riferimento alla storia di quella stagione, visto che poi gli irpini durarono un paio di anni in serie B prima di retrocedere e fallire per la prima ed unica volta in
97 anni.
Al di là di corsi e ricorsi, la storia va scritta di volta in volta. E quella di quest’anno non può non considerare un Taranto fantastico, capace di mettere in fila tutte le avversarie nella classifica dei punti conquistati sul campo (70!!!) ma di dover guadagnarsi la promozione reale e non virtuale ancora una volta agli spareggi: un ennesimo ostacolo in una stagione durissima.
Gli irpini, che mister Bucaro schiera con Zigoni in attacco ma senza il giovane “coloured” Thiam, come da caratteristiche mostrate nel corso dell’intero torneo, giocano e lasciano giocare. La gara è divertente e le occasioni arrivano da una parte e dall’altra. Girardi in apertura spreca clamorosamente, Rantier sfiora il vantaggio su punizione dal limite, poi prendono il sopravvento i verdi creando pericoli continui con Zappacosta dalla parte di Rizzi e Bertolucci. Il Taranto va di rimessa e sembra sempre in grado di mettere in difficoltà gli avversari con la velocità e la tecnica di Bradaschia e Rantier e la vena ritrovata di Sciaudone, che pare esaltarsi proprio contro l’Avellino. Sono i padroni di casa però a passare: su azione seguente a calcio piazzato Zigoni è prontissimo a chiudere in rete una respinta complicata di Bremec. 1-0 e Taranto momentanemente al terzo posto, scavalcato dal Carpi che è sullo 0-0 a Vercelli (risultato che non si schioderà).
I rossoblu reagiscono e passano pochi minuti per trovare l’1-1. Lo firma Daniele Sciaudone, a secco da un intero girone, che di destro fredda il portiere concretizzando un’ottima sponda di Girardi. Il risultato non fa una grinza.
Nella ripresa il Taranto mostra di voler fare propria l’intera posta. Mister Dionigi restituisce il campo a Coly e la difesa torna solida con lo spostamento di Di Bari a sinistra. Garufo sulla destra va che è una bellezza e Sciaudone
pare in stato di grazia. Tenerli in questa condizione per gli spareggi credo sia il meglio che si possa sperare, al di là degli avversari. Tra i pali Fumagalli, che ancora ricorda i fischietti assordanti di un famoso Taranto-Melfi, sempre a proposito di playoff, sbarra la strada a tutti con interventi prodigiosi, anche a Matteo Guazzo, che con Pensalfini danno il cambio a metà ripresa a Rantier e Bradaschia passando al 3-5-2. Nonostante qualche buona sortita irpina ed i primi segnali di stanchezza delle squadre, il gol pare nell’aria ed inevitabilmente arriva: Guido Di Deo, con uno stacco imperioso su corner pennellato da Bertolucci “sbonna” la rete, completa la rimonta e blinda la seconda piazza. Rete numero 6 in campionato per lui, alla migliore stagione della carriera. E che peccato per qualcuno clamoroso non realizzato (a Como, a Monza) che, chissà, avrebbe potuto significare addirittura primato reale e non solo virtuale.
Ma onestamente questi ragazzi hanno disputato un campionato eccezionale assolutamente fuori da ogni previsione. Fa bene Dionigi a sottolinearlo insistentemente, perché qua non si parla di uno squadrone che ha falsato il mercato comprando “a debito” ma di una compagine confermata quasi interamente rispetto ad un quarto posto dell’anno passato completata solo da qualche innesto a parametro zero e/o in prestito. Di tutte quelle che hanno speso milioni in estate oggi festeggia solo lo Spezia (soprattutto grazie alle correzioni di Gennaio ed al suicidio sportivo del Trapani). Real Benevento e BarçaBarletta sono già in vacanza, meglio non disturbarle troppo…
Ora resta da completare l’opera e non sarà affatto facile. Già il “rumore dei nemici”, come citava qualcuno, inizia a farsi sentire. Non cadiamo in nessuna provocazione da Vercelli o da Sorrento o da dovunque arrivi e fidiamoci del gruppo, senza aggiungere inutili pressioni. Serve freddezza e concentrazione perché da questo momento tutto si azzera, anche (purtroppo) i meriti accumulati in un’annata fantastica, almeno in riferimento al rettangolo verde.
Per la terza volta su sei disputati, Il Taranto affronterà i playoff da seconda in classifica, con il piccolo vantaggio quindi di passare il turno sempre e comunque nel caso di parità di reti nell’arco dei 180 minuti. In entrambi i precedenti i rossoblu superarono (in rimonta) le semifinali ma se nel 2002 in C1 fu il Catania di Gaucci a fermare il sogno serie B, nel 2006 in C2 andò meglio, con la vittoria in finale contro il Rende ed il ritorno in terza serie.
Fino alla fine Forza Ragazzi!
Alla prossima.
di Fab_Ta