Quante volte, quando eravamo piccoli, uno schiaffo ben assestato di nostro padre ci ha riportati bruscamente alla realtà! Quello schiaffo non nasceva all’improvviso. Veniva dopo ripetuti richiami verbali che noi volutamente avevamo ignorato presi dall’eccitazione del gioco che non dovevamo fare. E a ogni richiamo anziché calmarci l’eccitazione diventava più forte finché lo schiaffo non spegneva tutto. E allora le urla di poco prima diventavano sussurri, le risate sguaiate si trasformavano sorrisi appena accennati. Ma soprattutto non muovevamo un muscolo.
Questo è successo domenica al Taranto. I ceffoni sono stati tre, ma il risultato è lo stesso: un brusco ritorno alla realtà. Perché il tifoso tarantino appartiene a una razza particolare: razionalmente sa che questo è un campionato di transizione ma in cuor suo spera fino a convincersene che il Taranto dominerà il campionato. Poi torna alla realtà e comincia a tremare, si indispettisce, ha paura dei vecchi fantasmi, vuole pronte rassicurazioni, repentini cambi di rotta.
Per carità, le attenuanti ci sono tutte: dalla preparazione affrettata, alle assenze di Prosperi e Noviello e all’uscita anticipata di Bufalino. Il tempo delle attenuanti però non può durare in eterno. Il 17 settembre si chiude il mercato e il Taranto ha bisogno di innesti importanti. Non parlo di nomi altisonanti ma di giocatori validi che diano alla squadra quella fisionomia e quella personalità che domenica sono mancate.
E qui entra in gioco Pieroni, il consulente di mercato scelto dalla società. Deve dimostrarsi un reale valore aggiunto visto che crea, giustamente, non pochi mal di pancia alla tifoseria. Deve dimostrare di poter fare la differenza e sopperire alle lacune, queste sì giustificabili, di una società troppo giovane per poter gestire da sola l’aspetto tecnico. Altrimenti può accomodarsi alla porta.
Anche la società deve darsi una svolta. Il tempo del noviziato è scaduto. Questa compagine societaria deve darsi un ordine, stabilire al suo interno le quote di ogni singolo azionista e i ruoli. Così da capire chi pesa di più e chi meno. E questo solo in base ai soldi versati, gli unici che fanno la differenza. Non ci sono altri elementi che possano definire un socio che conta di più rispetto a un socio che conta di meno. Altrimenti il miracolo di questa estate rischia di essere vanificato dall’approssimazione. E sarebbe un peccato. Significherebbe sperperare per l’ennesima volta un patrimonio costruito a fatica.
Il calcio è materia ostica. Non è affatto semplice. Lo dimostrano i risultati del campo. La corazzata Ischia, con alla guida tecnica Campilongo, che fino all’anno scorso allenava in B, e una squadra di altissimo livello, domenica ha perso a Battipaglia ed è già costretta a inseguire. Il calcio è fatto di episodi, di fortuna, di rischio. Per gestire tutto questo bisogna essere solidi da un lato, umili dall’altro ma soprattutto lungimiranti. Occorre non rimandare a domani quello che si può fare oggi, perché domani potrebbe poi essere troppo tardi.
La sconfitta interna col Gladiator non deve trasformarsi in un dramma ma in una sferzata a fare meglio e a risolvere al più presto questioni finora lasciate in naftalina. Altrimenti le tre pappine di domenica non saranno servite a nulla. Ma soprattutto rischiamo di prenderne altrettante per ogni domenica di campionato. Opinione personale di Kuldelski, naturalmente!
Gianluca Semeraro alias Kuldelski