Ci sono due cose fondamentali da dire. La prima è che il Taranto deve iscriversi in serie D costi quel che costi. Forse non è chiaro: l’opportunità di ripartire dalla D o, alla peggio, dall’Eccellenza vale soltanto quest’anno. L’anno prossimo non sarà possibile. Anche se ci chiamiamo Taranto.
Per questo motivo ripartire quest’anno è fondamentale. E bisogna ripartire dalla D. Già l’Eccellenza sarebbe una sconfitta. E questo al di là delle dichiarazioni di amore eterno che leggo in questi giorni sui guestbook anche nel caso si ripartisse dalla Terza Categoria.La necessità di ripartire a ogni costo ci obbliga anche a non essere troppo schizzinosi. Ci suggerisce cautela nell’esprimere giudizi negativi affrettati ogni volta che viene fuori un nome.
In questa fase bisogna parlare con tutti, tranne pochi inaccettabili come qualche blogger dell’ultim’ora. Diamoci un anno di tempo, poi si pensa. Tra un anno saremo sicuramente più forti e in grado di porre condizioni.
Purtroppo non c’è ancora una soluzione chiara sul tavolo. Il progetto Papalia, teoricamente il più valido sulla carta, non è decollato probabilmente anche per un sistema troppo rigido di veti interni che ha fatto fuggire tutti. Boldoni resta per il momento un nome solo sui giornali ma non c’è ancora niente di concreto. Poi c’è il ritorno di Blasi e l’asso nella manica di Stefàno. Troppo poco per stare tranquilli.
La seconda cosa è che non si può chiedere l’ennesima apertura di credito ai tifosi. I tifosi troppe volte hanno investito energia e fiducia nel presidente di turno che raccoglieva le macerie del precedente e tutte le volte sono rimasti scottati pesantemente.
E’ successo con Pieroni, con Blasi e con D’Addario. Adesso basta! La fiducia va conquistata con i fatti. Ho scritto più volte che serve un progetto serio. Lo ribadisco perchè il buongiorno si vede dal mattino. Inutile illudersi. Il primo anno di D’Addario dal punto di vista tecnico fu un disastro completo: da una campagna acquisti scellerata all’esonero affrettato di Braglia a Brucato e Dellisanti e alla folgorazione per le qualità tecniche di Passiatore. Io per primo mi sono illuso che fossero errori di inesperienza.
Per amore del Taranto. In realtà quegli errori ci raccontavano per filo e per segno cosa sarebbe successo in seguito. E questo a prescindere dalla crisi che ha colpito tutti e che è solo un’attenuante.
Si parla sempre più spesso di progetti paralleli alla squadra di calcio, come la cittadella dello sport e la riqualificazione dello stadio. Vanno accolti positivamente. Purchè siano progetti seri. Purchè ci sia un reale piano di investimenti e non una generica manifestazione d’interesse. Altrimenti siamo bravi tutti.
Non basta un pezzo di carta che descrive quanto accaduto in altre città. Serve un’idea e serve anche il dettaglio degli strumenti e dei modi per metterla in pratica.
Ripeto: l’epoca della fiducia incondizionata è terminata. Ci vogliono i fatti.
Gianluca Semeraro alias Kuldelski